L’inafferrabile ricerca della felicità è un ciclo perpetuo di insoddisfazione. Inseguiamo ciò che non abbiamo, ma così facendo potremmo allontanare ciò che già possediamo. Immergiti nei concetti sconvolgenti dietro “Non voglio ciò che non ho” per scoprire un nuovo percorso verso la vera realizzazione.
L’inafferrabile ricerca della felicità
La ricerca della felicità è qualcosa che è stato impresso nella nostra coscienza collettiva fin dall’alba dei tempi. Dopotutto, chi non vorrebbe essere felice? È un sentimento che risuona in tutte le culture, fasce di età e contesti socio-economici. Siamo costantemente spinti a inseguire l’entità sfuggente, convinti che il prossimo traguardo o risultato finalmente ci porterà la soddisfazione che desideriamo.
Il sogno irraggiungibile
Ma ti sei mai fermato a pensare che la felicità potrebbe essere un sogno irraggiungibile? Pensaci: non siamo mai del tutto soddisfatti, non importa quanti obiettivi raggiungiamo. C’è sempre qualcos’altro che desideriamo, qualcosa che pensiamo ci porterà felicità. Questo è noto come il “tapis roulant edonico”, dove corriamo costantemente per tenere il passo con i nostri desideri, solo per ritrovarci al punto di partenza.
Perché inseguiamo ciò che non abbiamo
Allora, perché continuiamo a inseguire qualcosa che potrebbe essere fuori dalla nostra portata? Uno dei motivi è che siamo programmati per rispondere alle novità e ai potenziali futuri premi. Il nostro cervello è programmato per cercare ciò che potrebbe essere invece di ciò che già è. Ciò significa che siamo sempre attratti dall’orizzonte, solo per scoprire che la prossima collina da scalare è semplicemente un’altra pietra miliare sullo stesso tapis roulant.
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Infelicità come forma di protezione
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Ti sei mai fermato a pensare al motivo per cui alcune persone potrebbero aggrapparsi all’infelicità, anche quando hanno i mezzi per cambiare le loro circostanze? È un fenomeno peculiare, non è vero? In superficie, sembra controintuitivo aggrapparsi a qualcosa che ci porta dolore, invece di cercare felicità e appagamento. Ma, proprio come una fortezza è costruita per tenere a bada le minacce, l’infelicità può fungere da barriera protettiva, proteggendoci dal disagio dell’incertezza, dal dolore della delusione e dalle incognite del .
La paura della delusione
La paura della delusione è una forza potente che spinge molti di noi a limitare le nostre aspirazioni, limitare i nostri desideri e accontentarsi dello status quo. Potremmo avere paura di mettere tutto in gioco e rischiare di restare a mani vuote. Il pensiero di fallire, o peggio, di essere fallito dagli altri, può essere troppo opprimente da contemplare. Di conseguenza, ci proteggiamo da potenziali angosce aggrappandoci all’infelicità, anche se ciò significa sacrificare il nostro benessere. Ma questa paura ci tiene prigionieri o possiamo imparare a superarla?
L’ignoto del futuro
L’ignoto è, per sua stessa natura, inquietante. Non possiamo prevedere i colpi di scena che la vita prenderà e l’incertezza può essere una prospettiva scoraggiante. Piuttosto che abbracciare l’ignoto, potremmo optare per il disagio familiare dell’infelicità, poiché fornisce una parvenza di controllo in un mondo imprevedibile. Ma questa paura dell’ignoto è una preoccupazione genuina o è una profezia che si autoavvera? Afferrando saldamente la nostra infelicità, stiamo inavvertitamente creando proprio le circostanze che temiamo?
Il ciclo del desiderio
Ci ritroviamo a rincorrere continuamente cose che pensiamo ci porteranno felicità, ma spesso finiamo in un ciclo infinito di desiderio. Ti sei mai fermato a pensare al perché è così? È perché siamo semplicemente dipendenti dall’eccitazione di ottenere ciò che vogliamo, o c’è qualcosa di più complesso in gioco?
La natura dell’ossessione
Quando mettiamo gli occhi su qualcosa, il nostro cervello può essere completamente consumato dal desiderio di acquisirlo. È come se fossimo sotto un incantesimo, incapaci di pensare a qualsiasi altra cosa finché non ci mettiamo le mani sopra. Diventiamo ossessionati dall’idea di possedere qualcosa, invece di apprezzarne il valore nel momento presente. Dai un’occhiata ai social media, dove le persone condividono costantemente le cose che desiderano, come se la convalida provenisse dal numero di Mi piace e commenti che ricevono. Questo ciclo costante di desiderio può portare a sentimenti di vuoto, come se fossimo sempre alla ricerca della cosa migliore.
L’alto costo del desiderio
Ma qual è il costo reale di questa ricerca infinita? Non solo rischiamo di sacrificare il nostro benessere mentale, ma effettuiamo anche un’enorme pressione sulle nostre relazioni e sulla stabilità finanziaria. Spesso trascuriamo le conseguenze negative dei nostri desideri, accecati dalla promessa di una gratificazione immediata. E poi, una volta acquisito ciò che pensavamo ci avrebbe portato gioia, l’emozione è di breve durata e ritorna la sensazione di vuoto. È come inseguire un miraggio nel deserto, dove più ci avviciniamo, più diventa sfuggente.
Il potere di lasciare andare
In un mondo in cui siamo costantemente bombardati da messaggi che ci dicono di lottare per ottenere di più, di non accontentarci mai e di continuare sempre a perseguire la cosa migliore, è facile rimanere intrappolati nella trappola dell’attaccamento. Diventiamo così fissi su ciò che non abbiamo, su ciò di cui pensiamo di aver ancora bisogno, che dimentichiamo di apprezzare ciò che è proprio di fronte a noi. Ci dimentichiamo di respirare, di rilassarci e di lasciarci andare.
La libertà di rilascio
Lasciare andare non significa arrendersi o arrendersi al destino. Si tratta di liberare i fardelli che ci appesantiscono, che prosciugano la nostra energia e la nostra anima. Si tratta di riconoscere che alcune cose sono destinate a succedere e che la resistenza è inutile. Immagina di trattenere un mazzo di fiori, stringere forte gli steli e rifiutarti di lasciarli andare, anche se i petali iniziano ad appassire e cadere a terra. Non facciamo lo stesso con le nostre speranze, i nostri sogni e i nostri desideri? Non li tratteniamo con una presa di ferro, anche quando non ci servono più? Lasciar andare significa rilasciare la tensione, l’ansia e lo stress che derivano dall’attaccamento.
Il peso dell’allegato
Quando siamo attaccati a qualcosa, che sia una persona, una cosa o un’idea, mettiamo un peso enorme sulle nostre spalle. Diventiamo carichi di aspettative, di preoccupazioni, del peso di ciò che potrebbe andare storto. Rimaniamo intrappolati nei nostri pensieri, nelle nostre paure e nei nostri desideri. Rimaniamo intrappolati in un ciclo di brama e impegno, mai soddisfatti, mai contenti, mai in pace. Eppure, l’ironia è che l’attaccamento, lungi dall’avvicinarci a ciò che vogliamo, in realtà ci trattiene, impedendoci di sperimentare la libertà, la gioia e la serenità che possono essere nostre quando lasciamo andare.